Le meraviglie della Valsesia: viaggio nelle valli più verdi d’Italia
Art & Culture Varallo

Le meraviglie della Valsesia: viaggio nelle valli più verdi d’Italia

Varallo,Italia

Le meraviglie della Valsesia: viaggio nelle valli più verdi d’Italia

Siamo nel cuore del borgo di Varallo. L’acciottolato dei vicoli ci conduce fra edifici nobiliari e antiche chiese Rinascimentali. Sopra la linea del nostro sguardo si apre, maestoso, il complesso del Sacro Monte con le sue cappelle e la sua basilica, che svetta sul borgo storico e sul sinuoso profilo del fiume Sesia. Ed è proprio seguendo il corso del fiume, come fossimo antichi viandanti, che il viaggio continua. Da Varallo alle meraviglie dell’Alta Valsesia. Luoghi dove Arte, Storia e Natura si intrecciano e si fondono come in pochissimi altri al mondo.



Ad accompagnare il nostro cammino c’è la scenografia imponente del Monte Rosa, che svetta su quella che è giustamente definita come una delle valli più verdi d’Italia. La Valsesia è uno scrigno di meraviglie, dove lo sguardo può aprirsi verso le sue valli più estese: la Val Grande, la Val Sermenza e la Val Mastallone, fino alle valli più piccole – ma altrettanto dense di bellezza – come la Val d’Egua, la Val d’Otro e la Val Vogna, solo per citarne alcune. Oasi naturali in cui ritrovare un mosaico di borghi e di antichi villaggi che, ancora oggi, sono testimonianza di una cultura millenaria.

Lasciandoci Varallo alle spalle e proseguendo verso Nord-Ovest, la nostra passeggiata può iniziare dai selvaggi sentieri della Val Mastallone, esempio perfetto di cosa la Natura – con la sua forza e la sua perseveranza – riesce a fare nel corso dei secoli. È qui che noi viandanti ammiriamo alcune delle più suggestive gole di tutta la Valsesia, scavate dall’impetuosità del torrente da cui la valle prende il nome. Ed è proprio questa una delle caratteristiche a rendere la Valsesia meta imperdibile per chi ama perdersi nell’abbraccio di Madre Natura: questo felice alternarsi di paesaggi montuosi, tra gole e ghiacciai, e la placida calma delle valli, tra boschi e faggeti dove non è raro intercettare il volo dell’aquila reale, il passaggio di stambecchi e camosci, la discreta presenza di marmotte ed ermellini.



Seguendo il corso del Sesia arriveremo nel piccolo centro di Balmuccia, alla confluenza del torrente Sermenza. Eccoci nei pressi di un'altra tappa imperdibile: il Supervulcano Valsesiano, che Balmuccia divide col territorio del Comune di Prato Sesia. Un monumento della Natura che si presenta con la sua bella età di 290 milioni di anni. Un vulcano oggi inattivo e sprofondato al di sotto della crosta terrestre. Per tale motivo, è stato possibile studiarne il sistema stesso di alimentazione: una caratteristica unica al mondo, che ci permette di visitare parti vulcaniche generalmente inaccessibili.

Nel punto in cui il Sermenza si tuffa nel Sesia ci ritroviamo immersi – per l’appunto – nella Val Sermenza, ribattezzata dai Valsesiani “Val Pitta” (Valle Piccola) per via delle sue “ridotte” dimensioni rispetto alle altre due principali prima ricordate. Ai piccoli villaggi con le tipiche case in pietra fanno da contraltare gli stupendi paesaggi puntellati di abeti e larici, che circondano i numerosi percorsi dedicati al trekking e alle passeggiate alpine. Una delle principali attrazioni naturalistiche da ammirare è la Torre delle Giavine, che svetta sul Comune di Boccioleto: un maestoso monolite in pietra alto circa 850 metri, tra le più grandi sfide che gli alpinisti di tutto il mondo possano affrontare.

Val Mastallone e Val Sermenza le troviamo sul versante orientale del fiume Sesia. Sulla sponda opposta, nel nostro viaggio lungo i sentieri dell’Alta Valsesia, ci dirigiamo verso quella che è – nomen omen – la Val Grande. Man mano che risaliamo, siamo sempre più vicini alle pendici del Monte Rosa, dai cui ghiacciai nasce lo stesso fiume Sesia. L’incomparabile bellezza del paesaggio alpino, con le cime che si spingono oltre i 2mila metri, ne fa una tappa imperdibile per gli appassionati di sport outdoor e per chi, semplicemente, ama immergersi nella pace di panorama montuoso.



Spettacolo della Natura; senza dimenticare, come dicevamo, Storia e Cultura. Per comprendere ogni aspetto di un’identità così forte, intrisa di un profondo legame col territorio, possiamo risalire ancora il corso del Sesia fino a giungere nelle suggestive stradine di Alagna Valsesia. Siamo a circa 40 minuti di auto da Varallo, salendo sui 1200 metri di quota. È qui che, oltre all’importante patrimonio monumentale fatto di chiese e antichi oratori, troviamo uno spaccato approfondito della cultura Walser grazie al Walser Museum: tipica casa ad uso familiare in perfetto stato di conservazione, espressione di quell’identità millenaria di cui poco fa parlavamo: una popolazione stabilitasi in Valsesia intorno al Tredicesimo secolo, che qui costruì le tipiche abitazioni in legno e pietra locale dal tetto spiovente.

Proprio per l’aria salubre e la varietà morfologica, il territorio dell’Alta Valsesia è il luogo perfetto per chi vuole dedicarsi a una varietà di sport pressoché infinita: dallo sci alpino allo sci di fondo; dal biking alle ciaspolate, fino al parapendio, al rafting sui torrenti, alla canoa e al kayak. Senza dimenticare, ovviamente, il trekking. Ritrovare un contatto intenso e reale con l’ambiente e l’ecosistema: questo, in poche parole, il motivo per cui queste valli coronate dall’arco alpino sono il vero paradiso di chi ama vivere en plein air. Quest’intima connessione con la realtà circostante e con l’identità culturale è alla base della creazione dell’Ecomuseo: realtà che si propone di salvaguardare e tramandare la cultura, la memoria storica, il ricordo delle antiche popolazioni che qui costruirono una laboriosa comunità di allevatori e contadini. Oltre al recupero di antichi edifici e strumenti di lavoro, l’Ecomuseo della Valsesia valorizza antichi saperi e mestieri nel luogo stesso in cui sono nati e prosperati: la coltivazione della terra, la lavorazione del pane, i metodi di allevamento delle greggi, la memoria storica della popolazione Walser.



Espressioni culturali che ritroviamo anche in una gastronomia di forte impronta identitaria. Tipici della Valsesia sono quei piatti contadini dal sapore forte e robusto. Come i capunèt: involtini di indivia o verza ripieni con trito di mortadella, prezzemolo, aglio, cipolla e pane raffermo ammollato nel latte, poi brasati in burro, brodo e vino bianco. Formaggio per eccellenza di questa zona è la toma valsesiana, prodotta in varie tipologie: stagionata, semi-stagionata, condita con peperoncino, con grani di pepe o aromatizzata con altre tipologie di spezie. Nell’ambito degli insaccati troviamo la mocetta, una coscia di camoscio servita a fette sottili. Menzione d’onore per l’uberlekke, bollito che qui viene preparato fin dall’epoca della colonizzazione Walser con diversi tagli di carne. E infine: le miacce. Impasto di farina, latte e uova farcito con i più svariati salumi e formaggi – dallo speck alla stessa toma – o, in alternativa, con ingredienti dolci, dalle marmellate alle creme.

"Le foto presenti in questo sito sono di proprietà degli utenti o acquistate da banche immagine"

#Valsesia